Non accetto che ciò che amo possa lasciarmi, che esista un tempo entro cui vivere e morire, i miei amori hanno la profondità dell’universo e nessuno deve toccarmeli.
L’alcol è un’onda di morbidezza, fa sparire gli spigoli che mi feriscono.
Io non sapevo che i bambini morissero, sì, muoiono, ma non così, come quello scandalo di bellezza e infanzia sfinita ai miei piedi.
Non sa, Celso, quanto darei per poterlo abbracciare, dirgli in un orecchio di stare tranquillo, perché suo figlio si è reso solo invisibile agli occhi, ma è qui, in un sonno di attesa, pronto a riabbracciarsi col padre, la famiglia intera, e non per una parentesi di tempo, ma per sempre.
Non so quanti ce ne siano in circolazione, appartengo alla categoria di quelli che lo vedono nella maestà delle cose senza sentirne il calore nel cuore. Una cosa infame.
Se ci sei tu, Dio, dietro tutto, quello che fai compiere qua dentro non è giusto. Tu, non noi, dovresti chiedere perdono.
La solitudine parte da dentro, può voler dire stare con il mondo intero oppure l’esatto contrario, sentirsi in un sarcofago dove ci si è chiusi, inchiodati da dentro.