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Dare La Vita

Michela Murgia

Highlights

  • Al familismo amorale appartiene la logica del “tengo famiglia”, giustificazione di qualunque reato o compromesso morale, la sola che tutti condivideranno, perché un sistema organizzato per famiglie non riconosce il bene comune, ma soltanto la protezione delle rispettive appartenenze.
  • Una società moderna, democratica e plurale dovrebbe strutturare rapporti di affidabilità a prescindere dai legami di sangue e considerarsi tanto più evoluta quanto più l’affidabilità si estende a chi è estraneə al gruppo familiare.
  • Se dovessi proporne una direi che la queerness è la scelta di abitare sulla soglia delle identità (intesa come maschera di rivelazione di sé), accettando di esprimere di volta in volta quella che si desidera e che promette di condurre alla più autentica felicità relazionale.
  • L’esperienza queer ci insegna che il problema di fondo è proprio la normalità in sé, e che nulla in realtà si definisce del tutto in termini binari di qua o di là rispetto a un confine invalicabile come un muretto a secco.
    • Tags: [[identity]] [[psychology]]
  • Alla prole si intima: «Se non fai come dico io, ti taglio i viveri». Che un’adulta fuori da questo meccanismo normativo possa offrire un’alternativa in termini materiali, una via d’uscita, può risultare scandaloso anche a chi si crede progressista.
  • La fedeltà è l’altro nome del possesso, l’umore dove fermenta la tossina della gelosia, che inquina i sentimenti e struttura i rapporti di potere più dolorosi e squilibrati.
  • La struttura dei rapporti queer rigetta la fedeltà e richiede l’affidabilità.
  • Chi mi vuol bene sa che ci sono e ci sarò, ma la mia responsabilità è direttamente proporzionale alla libertà con cui posso agirla. Si può voler davvero appartenere a un altrə in modo esclusivo, sotto minaccia di legge o dello stigma sociale dell’infedele?
  • Se devono imporci di promettere la fedeltà, è perché non ci appartiene: tuttə vogliamo essere liberə, perché solo dentro alla più completa libertà è possibile esercitare la più stabile delle responsabilità.
  • I rapporti in quest’ottica non possono finire, solo fallire.
  • La queerness, che è una pratica della soglia, fa il contrario: accoglie il cambiamento come strutturale. Se non cambia, anzi, se finge di non cambiare, il rapporto si allontana da quel che ci insegnano le esperienze queer e nasconde al proprio interno strumenti di oppressione dell’altrə. Il mutamento è l’unica possibilità di sopravvivenza dell’energia vitale che ognuno di noi coltiva intimamente.
  • Dimmi che ami quello che di me cambia di continuo, e io potrò continuare a darti quello che di me davvero non cambia: la voglia di sceglierti ogni giorno in modo differente, come diversa sono io ogni mattina quando apro gli occhi.
  • Rivendicare la generazione di volontà non è solo una possibilità per le famiglie che non ne hanno altra, ma è una battaglia per la libertà di chiunque – perché chi vuole controllare i corpi di qualcuno alla fine cercherà di controllare tutto.
  • Di conseguenza è improprio discutere anche di “maternità surrogata”. Si può discutere invece di gravidanza surrogata, purché resti chiaro che si tratta di una cosa profondamente diversa.
  • è coerente che il mondo ecclesiale si opponga tanto all’aborto che alla gestazione per altrə: sono ambedue espressioni di arbitrio assoluto sulla vita nascente.
  • Le ore che paghiamo a queste donne non sono solo il tempo che passano a occuparsi della vecchiaia di nostra madre: sono soprattutto il tempo migliore della loro vita, quello che non passano con chi amano, nel proprio Paese, a fare altro.
  • Mi pare evidente che il problema etico della remunerazione della gravidanza surrogata sia identico per natura a quello di qualunque prestazione estrema di vita che si fa in cambio di denaro: è un problema di classe, di rapporti di potere economico e sociale, di scambio impari.
  • È possibile rifiutare unə bambinə malatə? È possibile chiedere alla donna gestante di abortire se la malattia è diagnosticata durante la gravidanza? Sono questioni che turbano, ma la cui risposta, in assenza di una legge che ponga dei limiti, non potrà che essere sempre sì.
    • Tags: [[ethics]]
  • Le leggi che consentono sono le sole che possono mettere dei limiti all’azione che stanno legittimando, per il fatto stesso di riconoscerla. L’assenza di leggi permette invece qualunque eccesso, perché nessuno degli abusi perpetrati sulla parte debole è definibile come tale: semplicemente, senza legge, non esiste.
See you soon?
© 2025 Alessandro Desantis