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Ave Mary

Michela Murgia

Highlights

  • Qualunque sia la variante, la trama del racconto della morte femminile non cambia: con la morte la donna non è mai in un rapporto di protagonismo, ma sempre in quello di passiva conseguenza.
  • Il tentativo di trasformare le persone in vittime permanenti a prescindere dalle circostanze costringe la vittima al ruolo di vittimizzata, che è un’altra forma di violenza, piú sottile e pervasiva, perché impone una condizione di passività che preclude la facoltà di riscattarsi.
  • La scoperta dell’epidurale esasperò un dibattito teologico sul tema del parto indolore che durava già dalla seconda metà dell’Ottocento, e che vedeva le voci piú conservatrici invocare la naturalità intoccabile della sofferenza della donna, contro i progressisti che tentavano di imporre una visione piú metaforica della condanna divina.
  • Il dolore mariano, a differenza di quello di Cristo, non è mai personale, ma è traslato, eco e conseguenza di quello del Figlio. È un dolore di servizio, che serve a rendere piú evidenti le sofferenze del Crocifisso.
  • Scegliendo di incentivare il linguaggio esattoriale i sacerdoti – che nel sacramento della confessione sono mediatori del perdono divino – hanno implicitamente rinunciato a essere percepiti come veicoli di misericordia per accettare di porsi, invece, come esattori di questo costante e collettivo debito morale.
  • L’atto dell’assistere, nel suo doppio significato di prendersi cura e di essere testimone di un evento, diventa per la donna l’unico modo legittimo di continuare a esistere in modo degno.
  • L’enfasi sulla peculiarità del femminile serví a riconfermare la subordinazione sociale e familiare della donna, non piú enunciata in nome di una inferiorità di genere, ma fondata su una pretesa superiorità di ruolo spirituale.
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